Carta carbone

Una serie di racconti legati al tema della sicurezza delle informazioni.

Lena smise di battere sui tasti e guardò fuori dalla finestra. Era una grigia giornata invernale a Bonn, di quelle che mettevano malinconia; finito di lavorare, sarebbe tornata a casa, restando sola coi suoi pensieri. Si avvicinava alla trentina e desiderava una famiglia e dei figli. Ma era sola. La sua ultima relazione era terminata l’anno prima, perché lui non se la sentiva di impegnarsi di più. Era stato meglio così, piuttosto che continuare una storia priva di senso. La solitudine però era insopportabile, specialmente nelle giornate fredde e grigie come quella.
Si aggiustò gli occhiali e riprese a dattilografare. Stava copiando un documento sul bilancio annuale dell'Auswärtiges Amt [1], per cui lavorava.
Lei e Paula, la collega della scrivania vicina, dovevano realizzare tramite carta carbone due copie in chiaro partendo da alcuni fogli stenografati.

Paula si alzò per guardare dalla finestra; aveva ripreso a nevicare.

“Che tempaccio!” esclamo. “Meglio starsene a casa stasera!”

“Che programmi avevi?” chiese Lena

“Ma no cara, nessuno. Con un marito e due figli a cui preparare la cena, non c’è tempo per altro! Pensavo fossi tu ad avere programmi per la serata…”

Lena capì a cosa si riferiva: pochi giorni prima era stata a cena da Paula e, in quell’occasione, era stato invitato anche un amico del marito, con l’intento non troppo nascosto di farli conoscere. Ma a lei quel tizio non era proprio piaciuto.

“No, direi che con questo tempo starò a casa anch’io”.

“Potresti sempre invitare qualcuno…” Paula le fece uno sguardo malizioso. “Non dovresti startene da sola a rimuginare sul passato, il mondo è pieno di uomini!”

Paula era una brava persona, ma a volte la sua premura era insopportabile.

“Stasera non me la sento proprio” troncò Lena.

La porta dell'ufficio si aprì ed entrò il signor Müller, il capoufficio; voleva sapere se avrebbero terminato la battitura in giornata. Il documento di Paula era piuttosto lungo, e lei ne aveva completato poco più di metà. La fine della giornata lavorativa si stava ormai avvicinando…

“Non è che qualcuna di voi può fare straordinario oggi?” domandò il capoufficio. “Si tratta di documenti che vorrei pronti al più presto”.

“Signor Müller, con tutta la buona volontà non posso proprio trattenermi oltre l’orario!” protestò Paula.

“Resterò io” disse Lena, “Ho quasi finito il mio documento, quando Paula andrà a casa mi occuperò del suo”.

Il signor Müller fece un cenno di approvazione e uscì dalla stanza.

Una volta terminato, Lena dette un’ultima occhiata ai documenti, poi li raccolse in una cartelletta che portò al capoufficio. Quindi tornò alla sua scrivania, distrusse i documenti stenografati e, mentre stava per fare lo stesso con la carta carbone, cambiò idea; Lena si dilettava, nel tempo libero, a disegnare, servendosi della carta carbone per ricopiare i suoi lavori. Si trattava di figure decorative da utilizzare per i ricami. Prese i fogli facendo attenzione a non sporcarsi, ricoprendoli con la carta velina, poi li mise in borsa.

Karl si svegliò di soprassalto. Aveva fatto incubi tutta la notte; ancora non era abituato a vivere sotto falsa identità. Sarebbe bastata una minima distrazione per tradirsi. Prima della missione era stato istruito su come comportarsi, e finora aveva seguito tutto scrupolosamente. Tuttavia, non riusciva a sentirsi totalmente tranquillo.
Quella mattina avrebbe preso contatto col suo obiettivo, di cui studiava i movimenti da giorni; spesso l'aveva vista fermarsi in un cafe vicino al ministero: era il posto adatto per un tentativo. Parcheggiò a qualche isolato di distanza la Volkswagen verde acquistata appena giunto all’Ovest. Era un’auto molto comune, che non dava nell'occhio. Giunto al cafe, in anticipo rispetto all'obiettivo, prese posto e si mise a fumare una sigaretta per calmare i nervi. Dopo qualche minuto la vide arrivare. Karl si preparò mentalmente, spense il mozzicone nel posacenere e si aggiustò il colletto della camicia; se voleva fare colpo doveva sfruttare al meglio questa possibilità.

Lena quella mattina si era svegliata presto. Il tempo era migliorato e stava spuntando il sole. Si preparò la colazione, mangiò rapidamente e si vestì. Decise di recarsi al lavoro a piedi; del resto era in largo anticipo. Giunta nei pressi del ministero, si fermò al solito cafe; andò al bancone, ordinò una crostata ai mirtilli e prese posto. Sul tavolino c’erano dei giornali per i clienti; Lena ne prese uno e si mise a leggere. L’occhio le cadde su un articolo che parlava del tentativo di scavalcare il Muro di Berlino effettuato da alcuni tedeschi orientali il giorno precedente. Erano stati riacciuffati dai vopos[2], malmenati e ricondotti indietro.
Quella notizia portò Lena a pensare alla sua famiglia: i suoi genitori, originari di Berlino, dopo la guerra si erano ritrovati nella zona sovietica; per fortuna erano riusciti a trasferirsi in tempo nel settore francese. Con l’aumentare delle tensioni tra URSS ed ex alleati, era diventato impossibile spostarsi. I suoi zii erano rimasti lì, e Lena li aveva incontrati solo una volta, quando, con difficoltà, i suoi genitori avevano ottenuto un permesso speciale per far visita ai parenti.
A Berlino i fronti si toccavano; dai piani alti delle case vicine al muro si vedeva quello che avveniva dall’altra parte. Era inevitabile che qualcuno pensasse di scappare. La notizia era riportata in modo sintetico e Lena cercò altri giornali che ne parlassero. Ne trovò uno dove l'evento era in prima pagina, fece per prenderlo, ma qualcun altro ebbe la stessa intenzione. Alzò gli occhi e vide un uomo che le sorrideva:

“Mi scusi tanto! Cercavo qualcosa da leggere, ma se desidera proprio questo glielo lascio. Magari leggerò quello che lei ha appena terminato…”

“Mi scusi lei, ero talmente intenta a leggere una notizia da non vedere che qualcuno stava prendendo il giornale! Come preferisce, se vuole posso leggerne io un altro, tanto ce ne sono molti.”

“Ah, ho capito. Si è interessata alla vicenda dei fuggiaschi da Berlino Est, è così?”

“Si è così. Ho parenti che vivono all’Est, e queste notizie mi coinvolgono sempre un po’.”

“La capisco. Anch’io vengo coinvolto dalle notizie, ma per motivi professionali…”

“Che lavoro fa?”

“Sono un giornalista.”

“Ah, ecco! E per quale giornale lavora?”

“Sono un giornalista indipendente. Quando trovo qualcosa di interessante per la stampa o la tv, raccolgo il materiale e lo propongo a varie testate, finché ne trovo qualcuna disposta a pubblicarlo.”

“E si è mai occupato di chi fugge da Berlino Est? Pensa che i suoi colleghi abbiano raccontato tutto di questa storia?”

“Il mio lavoro porta a scoprire molte cose. Per esempio, i giornali, le radio e la televisione nella Repubblica Federale parlano dei tentativi di fuga dei tedeschi dell’est. Alcuni hanno successo, altri no. Ma mi dica, ha mai sentito parlare della vita che fanno qui i profughi, quando riescono a scappare?”

“Sinceramente no… Penso sia difficile rifarsi una vita, ma niente di così terribile come vivere sotto quel regime.”

“Molti di loro, finito il momento di gloria, con le interviste a giornali e TV, vanno a fare una vita di stenti. Non è facile passare da una società che ti garantisce una casa e un lavoro a un’altra dove devi darti da fare ogni giorno per il pane. C'è chi finisce nell’alcolismo e addirittura chi si pente di essere scappato!”

“Beh, non lo sapevo!” disse Lena, sorpresa. “Lei ne deve sapere di cose… Mi dispiace proprio di dover andare, resterei volentieri a parlare ma il lavoro chiama!”

“Ah beh, quand’è così non possiamo farlo aspettare! Ma spero di rivederla ancora, signora…?”

“Lena. E no, non sono sposata, quindi signorina!” disse sorridendo.

“E io mi chiamo Günther. Allora spero di rivederla, così mi racconterà un po’ di lei!

Lena si incamminò verso il ministero; sembrava che la giornata fosse iniziata bene.

Incontrò Günther al cafè anche il giorno dopo, quello dopo ancora e molte altre volte. Dopo aver parlato delle rispettive occupazioni e dei loro alti e bassi, le conversazioni scivolarono sul personale. Günther aveva vissuto alcuni anni all'estero, dove la sua famiglia si era trasferita per lavoro. Era tornato in Germania nel 1968, partecipando ai movimenti studenteschi. Di quel periodo gli era rimasta la propensione a difendere le cause giuste e denunciare le situazioni che i benpensanti cercano di nascondere; era questo che faceva col suo lavoro.
Si scambiarono i numeri di telefono con la promessa di andare al cinema una sera, cosa che fecero, e la frequentazione tra loro proseguì.
In capo a poco più di un mese anche Paula si accorse che l’umore della sua collega sembrava migliorare ogni giorno di più. Incuriosita, le chiese apertamente:

“Ma cara, hai conosciuto qualcuno? Ti vedo ogni giorno più felice!”

Al che Lena ammise, arrossendo un po’, di star frequentando un uomo. Ovviamente non bastava così poco a soddisfare la curiosità di Paula, alla quale dovette raccontare tutti i dettagli.

Una mattina Karl, recandosi al cafe, ebbe l’impressione di essere seguito; c’era una Opel color argento che aveva visto partendo da casa. Sul momento non ci aveva prestato attenzione ma, quando parcheggiò, notò la stessa macchina fermarsi a un isolato di distanza. Decise di essere prudente e cambiò strada, recandosi alla fermata dell’autobus al primo incrocio. Quando la raggiunse, si voltò e vide che un uomo era sceso dal lato passeggero del veicolo, e stava percorrendo la sua stessa strada. L’altro uomo era rimasto al volante, pronto a continuare l’inseguimento se Karl si fosse allontanato troppo. Era teso e sudava freddo, ma cercò di mantenere la calma; salì su un autobus e prese posto. L'inseguitore salì anche lui. Per interminabili minuti il mezzo fece il giro della città, dirigendosi verso la periferia. Karl si accorse che non vi erano più tracce della Opel; se fosse riuscito a seminare l’uomo che era salito, avrebbe potuto far perdere le tracce.

Il bus si fermò in un sobborgo desolato. I secondi passarono interminabili, poi Karl, con uno scatto improvviso, scese dal mezzo appena prima che le porte si chiudessero, correndo a nascondersi dietro un angolo della strada. La sua mossa sorprese l’inseguitore, che non riuscì a scendere. Il mezzo si allontanò senza fermarsi, e Karl tirò un sospiro. Si incamminò quindi verso la fermata dall’altro lato della strada, dove arrivava il bus diretto verso la città.

Giunto vicino casa, studiò bene la situazione e individuò la Opel con i suoi inseguitori. Tenevano d'occhio l'abitazione, ma probabilmente ignoravano gli altri accessi all'edificio; facendo il giro dell’isolato, Karl scavalcò una cancellata e si ritrovò nel cortile, da cui raggiunse le scale senza essere notato. La porta dell'appartamento era stata scassinata e avevano rovistato fra le sue cose. Per fortuna non aveva lasciato lì nulla di compromettente! Ritornò quindi verso il centro città e, non sapendo dove andare, si rifugiò in un cafe.

Lena rincasò di cattivo umore; per tutto il giorno si era chiesta che fine avesse fatto Günther; quella mattina non si era visto. Si sentiva stupida per essersi innamorata di una persona che conosceva appena. Appena incominciava ad aprirsi con qualcuno, subito arrivavano le delusioni…
Nello stesso tempo era preoccupata: e se a Günter fosse successo qualcosa? Da un lato voleva chiamarlo per sapere cosa era successo, dall’altro temeva di mostrare i suoi sentimenti…

Appena aprì la porta il telefono squillò:

“Chi è?”

“Lena, sono Günther…”

La voce era tremante, e Lena ebbe un sussulto: forse gli era davvero capitato qualcosa!

“Günther, ma cos’è successo? Stai bene?”

“Si, sto bene non ti preoccupare. Ma credo di essermi messo in un brutto pasticcio…”

“Un… pasticcio? Spiegati meglio…”

“Si tratta di un’inchiesta che sto facendo, credo di aver ficcato il naso negli affari di persone pericolose. Mi stanno cercando, sanno dove abito e hanno rovistato nel mio appartamento alla ricerca del materiale… Per fortuna era stato messo al sicuro!”

“Ma è terribile! E dove ti trovi adesso?”

“E’ questo il problema… Non ho un posto dove nascondermi e non posso denunciarli ora alla polizia: lo farò dopo che l’articolo verrà pubblicato, per non danneggiare lo scoop. Ma prima di allora temo che queste persone mi cercheranno per costringermi a dargli registrazioni, foto e tutto il resto. Non è che conosci qualcuno che può ospitarmi per un paio di giorni? Posso ripagare per il disturbo…”

“Ma perchè non vieni da me?”

“Non vorrei metterti nei guai. Guarda che questa è davvero gente pericolosa!”

“Ma no, ormai mi sento coinvolta anche troppo in questa vicenda! E poi non conosco nessuno che possa ospitarti. Ti do il mio indirizzo…”

Lena abitava dalle parti di Kölnstrasse, una zona di case vecchio stile a due o tre piani. Per arrivarci Karl fece un percorso tortuoso, sbucando nei pressi dell’edificio da una via laterale. Erano già le otto di sera quando bussò. La porta si spalancò immediatamente:

“Günther! Ce ne hai messo di tempo ad arrivare! Mi stavo preoccupando…”

“Lena, scusami… Il fatto è che le precauzioni non sono mai abbastanza. Ma credo di non essere stato seguito!”

“Parli come uno che queste situazioni le vive abitualmente…”

“Ma no, figurati. Ho una paura terribile!”

“Perché non ti siedi e mi racconti un po’ cosa è successo?”

“Ma si, certo. Te lo devo visto che mi stai aiutando…”

“Allora mettiti comodo. Hai già cenato?”

“No, per niente. Anzi, sto morendo di fame!”

“Aspetta, adesso ti preparo qualcosa”

“Grazie, sei un tesoro!”

Mentre Lena era intenta a cucinare, Karl controllò l’appartamento. Si trovava al secondo piano e aveva una specie di verandina dalla quale si poteva tener d’occhio la strada. Kölnstrasse era trafficata anche di notte, ma non c'era nessun individuo sospetto. Rassicurato, esaminò i dettagli della vita di Lena: su un tavolo vide dei disegni, accanto a una cartelletta contenente fogli di carta carbone. La cosa che lo colpì immediatamente non fu tanto la complessità dei disegni fatti da Lena, quanto la scritta “Auswärtiges Amt” sulla cartelletta… Era una cosa degna di essere approfondita.

“E’ pronto! Mi devi scusare ma temo di non essere molto brava con lo spezzatino. Spero che ti piaccia…”

“Ha un odore squisito.”

Karl mangiò avidamente, poi chiese se poteva fumare.

“E’ per calmare la tensione…”

Lena non si scompose e porto un posacenere.

“Ma figurati, anch’io fumo ogni tanto, ti faccio compagnia.”

“Non sapevo che fossi un’artista.”

“Non esageriamo! E’ solo un passatempo per occupare le serate solitarie…”

“Non esageravo, sei molto brava invece.”

“Grazie!”

“Ma la carta carbone a che ti serve?”

“Per ricopiarli! Alcuni disegni sono troppo elaborati per riuscire a farne due copie identiche. Ogni tanto una mia amica me li chiede per fare dei ricami, ma senza la carta carbone non riuscirei a farle una copia così precisa…”

“E te la fornisce il ministero?”

“Günther, spero che non vorrai aprire un’inchiesta sulle sottrazioni di cancelleria che avvengono negli uffici pubblici!” rispose Lena sorridendo. “Si tratta di fogli già utilizzati, lo so che non si dovrebbe ma non credo che lo Stato andrà in bancarotta per questo!”

“Penso che per un po’ di tempo mi fermerò con le inchieste…”

“Infatti, devi ancora raccontarmi cosa è successo…”

“Giusto. Allora vediamo, da dove posso iniziare?”

Karl raccontò la storia di un’organizzazione criminale che procurava permessi falsi a cittadini turchi che volevano recarsi nella Repubblica Federale. Gli stranieri, una volta arrivati, si ritrovavano schiavi dell’organizzazione che li faceva lavorare in piccole fabbriche totalmente in nero. C’era tutta una rete di imprenditori e facilitatori coinvolta, gli interessi in gioco erano importanti e il suo articolo avrebbe messo molta gente a rischio di essere arrestata.

Lena stette ad ascoltare la storia, visibilmente emozionata. Quando finì di raccontare si era fatto tardi, Karl accusò la stanchezza e chiese se poteva dormire sul divano.

“Ma scherzi! Ho un letto abbastanza grande per entrambi in camera…”

“Non pensi possa essere pericoloso?” chiese Karl, sorridendo.

“Credo che correrò il rischio.” Lena ricambiò il sorriso. Era un chiaro segnale di consenso che Karl non si fece sfuggire.

“Grazie per quello che fai per me” disse, e fece per abbracciarla, quando Lena lo baciò direttamente sulle labbra. Allora Karl la strinse a sé, e come terminò la serata si può facilmente immaginare.

Quando Karl si svegliò, Lena era già uscita. Aveva lasciato un biglietto dove esprimeva felicità per la sera prima e dava indicazioni per trovare in casa quel che potesse servirgli. In cucina gli aveva lasciato la colazione pronta, che Karl divorò avidamente.
Riflettendo sulla situazione, concluse di aver trovato un rifugio sicuro e conquistato la fiducia del suo obiettivo. La storia della carta carbone gli aveva fatto venire in mente una cosa che voleva verificare. Era preoccupato di essere inseguito, ma con un po’ di fortuna avrebbe concluso la missione e lasciato il paese.

Tornando in soggiorno, vide che Lena aveva messo in ordine, ma trovò facilmente quello che cercava nel cassetto di un mobile; lì la donna teneva il materiale per disegnare. Karl trovò alcune cartellette piene di carta carbone già utilizzata in ufficio per copiare documenti; si vedevano infatti impressi dei caratteri battuti a macchina. Provò a premere uno dei fogli sopra a uno bianco e a ricalcarne i caratteri con un penna: in tal modo recuperò parte del testo che era stato battuto; si trattava di un documento dove erano indicati gli stipendi dei dipendenti, in base al loro livello e anzianità, per l’anno in corso. Erano informazioni riservate che, nelle mani giuste, potevano diventare utili.
Dopo aver speso la giornata controllando i fogli di carta carbone, Karl si rese conto di avere qualcosa di serio per le mani. Alcuni erano stati impressi con i disegni di Lena e il testo non si riusciva più a leggere chiaramente, ma molti altri permettevano di ricostruire parti o addirittura interi documenti. Doveva assolutamente consegnarli, così la sua missione sarebbe terminata con successo.

Il telefono di Lena si trovava appeso al muro, vicino all’ingresso. Staccò la cornetta e compose un numero: dopo alcuni squilli dall’altra parte una voce esordì:

“Si dice che l’arte è lunga e breve la vita…”

“Ma lunga è la vita e breve l’arte. E se il suo soffio ci eleva fino agli dei – Non è che per un istante.” Rispose Karl. Erano frasi concordate per identificarsi col suo contatto.

“Baumschulwäldchen, domani alle 9:30. Vicino all’ingresso su Beethovenplatz.”

Quando Lena rincasò, Karl continuò la recita, dicendole che l’indomani sarebbe uscito per consegnare il materiale dello scoop, che un giornale era disposto a pubblicare. Chiese se potesse fargli un favore, aveva bisogno di una cartelletta abbastanza grande per contenere foto e fogli con il testo dell’articolo ma non voleva arrischiarsi ad uscire prima del tempo. C’era una cartoleria dall’altro lato della strada e Lena corse un minuto a prendergli quanto richiesto. Poi passarono assieme un'altra serata all’insegna del romanticismo e del sesso.

La mattina dopo Karl raccolse i fogli di carta carbone nella cartelletta ed uscì per incontrare il suo contatto. Prima di raggiungere la sua meta, cambiò vari mezzi di trasporto, facendo un percorso che avrebbe depistato eventuali inseguitori. Infine giunse al Baumschulwäldchen, un parco nei pressi di Beethovenplatz.
Si sedette su una panchina vicino all’ingresso e tirò fuori di tasca del pane, gettandone pezzettini ai piccioni. Dopo alcuni minuti giunse un uomo che si sedette alla panchina vicina. Lo sconosciuto aveva con sè un’armonica a bocca e incominciò a suonare un motivetto; dopo un inizio promettente, sbagliò diverse note, poi smise di suonare.

"Suonare una nota sbagliata è insignificante” disse Karl.

“Suonare senza passione è imperdonabile” rispose lo sconosciuto.

Senza dire altro Karl passò la cartelletta all’uomo, poi entrambi si alzarono e andarono in direzioni opposte…

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Quella che avete appena letto è una storia di pura fantasia, tuttavia è ispirata da eventi realmente accaduti. A partire dagli anni '70 i servizi segreti della Germania Est organizzarono infatti delle operazioni spionistiche che prevedevano la seduzione da parte di agenti di sesso maschile di una serie di personalità femminili aventi accesso a dati sensibili nella Germania Ovest: segretarie, impiegate di ministeri, membri dello staff di politici. Denominati "Agenti Romeo"[3], il loro modus operandi consisteva sostanzialmente in quello che oggi chiameremmo social engineering, ovvero la manipolazione di un soggetto per ottenere delle informazioni riservate. Una volta sedotta la vittima e ottenuta la sua fiducia, in modo più o meno consapevole questa trasmetteva informazioni riservate all'agente. Alcune di queste situazioni sono andate avanti per così tanto tempo da portare i due soggetti a cementare il loro rapporto, sposandosi e mettendo su famiglia! Potete solo immaginare la mole di dati riservati che è stata violata grazie a questo tipo di operazioni, ideate dal leggendario Markus Wolf.
Ma per poter raccogliere informazioni riservate non sempre è necessaria la piena collaborazione della vittima; come ci mostra questa storia, è sufficiente una falla nella sicurezza dell'ufficio dove Lena lavora: nessuno controlla che la carta copiativa venga distrutta immediatamente dopo l'uso. Se un impiegato può portare a casa del materiale sensibile, è molto facile che certe informazioni finiscano in mani indesiderate.

Attualmente, con l'utilizzo degli strumenti informatici, il rischio che vengano ottenute delle informazioni sensibili tramite tecniche di social engineering è decisamente molto elevato, non solo per governi o enti statali ma anche per le aziende private, nonché per i comuni cittadini, questi ultimi spesso oggetto di tentativi di truffa da parte di gruppi organizzati.

La normativa UNI CEI EN ISO/IEC 27002 "Sicurezza delle informazioni, cybersecurity e protezione della privacy - Controlli di sicurezza delle informazioni" è una linea guida per la corretta applicazione dei controlli previsti in un Sistema di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni (SGSI) certificato ISO/IEC 27001:2022

I controlli presenti nell'Allegato A dello standard prevedono delle specifiche misure di prevenzione per enti o aziende nei confronti del leakage (furto) delle informazioni:

8.12 Prevenzione di leakage delle informazioni

Controllo:
Le misure di prevenzione di leakage dei dati dovrebbero essere applicate a sistemi, reti e qualsiasi altro dispositivo che elabora, memorizza o trasmette informazioni sensibili.
Finalità:
Rilevare e prevenire la divulgazione e l'estrazione non autorizzate di informazioni da parte di individui o sistemi.

[...] Le azioni di prevenzione di leakage dei dati dovrebbero essere orientate a confondere le decisioni dell'avversario, per esempio sostituendo le informazioni autentiche con informazioni false, sia come azione indipendente o come risposta alle azioni di intelligence dell'avversario. Esempi di questo tipo di azioni sono il reverse social engineering o l'uso di honeypot per attirare gli aggressori.

[...] La prevenzione di leakage dei dati può essere supportata da controlli per la sicurezza standard, come politiche specifiche per il controllo degli accessi e per la gestione sicura dei documenti [...]


[1] Auswärtiges Amt: il Ministero degli Esteri della Repubblica Federale di Germania;

[2] Vopos: abbreviazione di Volkspolizisten, membri della Volkspolizei, la forza di polizia della Repubblica Democratica Tedesca, addetta anche alla sorveglianza del muro di Berlino.

[3] Per saperne di più sul "Metodo Romeo": https://gnosis.aisi.gov.it/gnosis/Rivista57.nsf/ServNavig/57-21.pdf/$File/57-21.pdf?OpenElement