Intelligenza artificiale e big data ai tempi del Coronavirus (COVID-19)

L'uso sapiente della tecnologia applicato all'epidemia del coronavirus può fare la differenza tra la vita e la morte?

Mentre i casi di coronavirus si moltiplicano nel mondo, la tecnologia disponibile oggi può fare la differenza se usata nel modo corretto. Come sempre dobbiamo cercare di filtrare le informazioni che giungono dalla rete in quanto è facile imbattersi in fake news, che siano create intenzionalmente dall'autore o diffuse in buona fede da coloro che le hanno prese per vere.

Grazie all'uso delle sorgenti aperte di dati e al lavoro di organizzazione svolto da enti pubblici, società private e attivisti, sono state create delle mappe interattive per visualizzare in tempo reale (o quasi) lo stato di diffusione del virus e il suo impatto sulla popolazione, con l'indicazione del numero di persone infettate, guarite o decedute.

Storymaps su ArcGIS ne raccoglie molte e ci da subito l'idea di cosa è possibile fare quando sono disponibili dei dati geolocalizzati riguardo ad un determinato evento.

Oltre all'utilizzo dei dati messi a disposizione dai governi, alcuni software fanno uso di tecniche di intelligenza artificiale per recuperare le informazioni direttamente da fonti autorevoli e social media.

HealthMap è uno di questi, nella sua versione sul coronavirus:
https://www.healthmap.org/wuhan/

Schermata di HealthMap

Strumenti come HealthMap e Metabiota sono strumenti utili in qualunque periodo dell'anno perché consentono di monitorare anche altri tipi di epidemie.

Schermata di Metabiota

Certamente le tecnologie a disposizione nel nuovo millennio e l'intelligenza artificiale hanno reso possibile la creazione di questi nuovi e potenti strumenti,
ma scavando un po' nel passato, possiamo notare come spesso quello che vediamo oggi arriva da idee antiche.

I tentativi di creare delle cartografie mediche risalgono infatti al diciassettesimo secolo, anche se a quei tempi la precisione dei dati e la frequenza di aggiornamento
erano a dir poco dozzinali.

Durante l'epidemia di peste nelle terre di Bari nel 1690-92 troviamo questa mappa che rappresentava il cordone sanitario a delimitare l'area di quarantena.

Rappresentazione del cordone sanitario che delimitava l'area di quarantena‌‌ - Bari, 1690-92

Successivamente, sempre in ambito cartografico, troviamo una mappa utilizzata durante l'epidemia di colera del 1854 a Londra, dove il medico britannico John Snow indicò i casi verificati e scoprì che erano distribuiti in maggior parte attorno alle pompe d'acqua presenti in città, in particolare a quella di Broad Street; le ricerche successive confermarono che quel pozzo era troppo vicino a una fognatura, dalla quale era stato contaminato.

Mappa di John Snow - Londra 1854

Sebbene il coronavirus responsabile della polmonite di Wuhan sia stato identificato da soli tre mesi, abbiamo visto una grandissima mobilitazione che ha permesso di creare nuovi strumenti di supporto nelle operazioni di contenimento dell'epidemia o di aiuto a tutta la popolazione.

Come esempi di utilizzo dei dati e dell'intelligenza artificiale con questo fine, possiamo citare il software di Myeg Services, società che gestisce la digitalizzazione del governo Malese, la quale dichiara di essere in grado di sfruttare i dati storici dei cittadini e la loro posizione geografica per stabilire il rischio di contagio di una determinata persona. Un software realizzato da una società di sicurezza cibernetica cinese permette invece di ricercare un volo o una tratta ferroviaria e verificarne il grado di sicurezza sfruttando i dati conosciuti sui passeggeri e sulla loro destinazione.