Cara Etalide, sono un programmatore open-source indignato per l'aggressione di Putin e ho voglia di menare le mani; tuttavia concordo con Cassandra sul fatto che non si possa inquinare l'open-source, che è di tutti, per farla pagare a qualcuno (i russi in questo caso). Le cose in comune dovrebbero essere tenute al riparo dalle guerre ideologiche. Cosa posso fare? Tuo umpalumpa77
Caro umpalumpa77, Cassandra avrebbe proprio ragione se solo non fossimo annegati nel torto. L'esperienza mondana di non fare la cosa giusta è purtroppo la tragica costante del genere umano. Non possiamo fare altro che voltare un'ennesima orribile pagina e provare ad andare avanti, disperando che domani potrà essere meglio.
In fondo, pretendendo solo di estendere il corpo umano con la tecnologia, quale razionale speranza possiamo avere che la sua etica migliori?
Ma fermiamoci un attimo a capire dove l'argomento di Cassandra, che ha ragione, fallisce. L'open-source, potrei dire parafrasando, ha le sue ragioni che la ragione non conosce (e che Cassandra evita). Quel che mi piace in ciò che scrive questa antica Pizia (o forse anti-Pizia) della scena tecnologica italiana, è l'inguaribile romanticismo con cui presenta le meravigliose e progressive sorti dell'hacker "in senso buono", dell'Internet gentile, abbondante e generosa di una volta, dell'altruista programmatore di software libero pronto ad immolare gratuitamente tutto se stesso alla sacra bandiera della conoscenza.
Chi sono io per contestare a Cassandra che, a causa di un destino cinico e baro, la mia esperienza è affatto diversa? Quelli che si chiamano hacker sono per lo più dei sociopatici interessati solo all'autoaffermazione; Internet è un luogo orrido in cui far sparire le responsabilità individuali, mentre i programmatori sono degli utili idioti, interessati al guadagno immediato o ad incensare la propria vanità a scapito del bene collettivo. In questa tragica finzione di società, scovare i buoni e romantici fini della Internet che fu è senza dubbio possibile, ma ci vuole il lanternino.
Rimaniamo appiccicati al tema: il software (che fu) libero.
La visione romantica dei programmatori open-source pronti a spogliare se stessi, per dare a tutti, è solo una finzione epica incarnata forse nel buon Stallman (grazie alla MacArthur e alla sua ineguagliabile capacità di farsi pagare la cena) ma che non ha riscontro nella realtà. Sia chiaro, io idolatro Stallman (e idolatro Cassandra pure) ma non posso impedirmi di essere realista.
L'open-source moderno, con buona pace dei "Cavalieri del Sacro Gnu", è fatto da scudieri e lavapiatti. È fatto di interinali a cottimo che devono tirare la carretta per la pagnotta quotidiana. La Fenomenologia del Programmatore dei Tempi Moderni include una buona dose di abulia alla Bristow, non senza punte fantozziane. È un lavoro come un altro; il programmatore è il nuovo impiegato di sportello. Certo, ogni tanto può godere di Sogni Mostruosamente Proibiti, ma si tratta soltanto di questi: sogni e polluzioni notturne, che si possono committare su github. Questi moderni Charlot in catena di montaggio non distruggono le macchine, dato che non potrebbero permetterselo, e non sono distrutti da queste, venendone solo usati (almeno finché torneranno utili). L'intelligenza nella relazione uomo-macchina fatta da un moderno programmatore con le mani sulla tastiera, è salvata nel cloud pure quella, e non nella testa. L'intelligenza del programmatore moderno è un copia-incolla da Stack Overflow.
Caro umpalumpa77 e cara Cassandra, sapete che c'è? Di fronte a questa realtà, l'idiozia degli sviluppatori di node-ipc, in fondo un po' simpatica mi sta, perché spariglia le carte in tavola di un open-source funzionale e remissivo al potere. Cassandra s'indigna per il twist criminale dei neo-luddisti, che distruggono l'environment dove tutto è rigoglioso, io fotografo la loro plastica inutilità come un'arte che sussurra, nel vociare della folla, una flebile essenza di spirito. È che in realtà mi sono un po' stufata di condannare il male: è solo parte dell'esperienza umana. Nel suo essere male, è un bene anche il solo fatto che ci sia.
In definitiva, caro umpalumpa77, se vuoi fare qualcosa... falla male. Maluccio, almeno. Se non altro nessuno ti chiederà di continuare a rifarla e non avrai perso la tua libertà di fare qualcosa di nuovo.
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