La guerra infinita (4a parte)
Racconto a puntate
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Il fuoristrada correva veloce, divorando l'asfalto. Il soldato che lo guidava aveva la mania per la velocità, ma a Helen sembrava di andare pianissimo quando pensava ai chilometri che ancora la separavano da Kimberley. La giornata precedente, da quando era venuta a conoscenza dell'attentato, era stata la peggiore della sua vita. Sua madre era sempre stata un sostegno, la più grande amica e confidente, ed Helen nutriva per lei una sconfinata ammirazione. Lyza era una donna combattiva che, nonostante l'enorme dolore per la perdita del marito, aveva saputo mandare avanti la famiglia con le sue sole forze. Voleva essere forte come lei, questo era il motivo che l'aveva spinta a intraprendere la carriera militare; durante l'addestramento aveva imparato a difendersi dai suoi commilitoni maschi, che pensavano di poter metter le mani dove volevano. Helen non si era fatta spaventare, e aveva fatto capire loro che quelle mani potevano anche rompersi. Ma di fronte all'idea che a sua madre potesse essere accaduto qualcosa di grave, Helen si era sentita debole oltre ogni limite. L'aveva chiamata diverse volte al cellulare, ma l'apparecchio risultava sempre irraggiungibile. Aveva quindi chiamato dei conoscenti, ma nessuno era stato in grado di darle notizie che potessero rassicurarla. Poi era stata costretta a interrompere le telefonate, poichè doveva uscire di pattuglia. La zona della città assegnatale era piuttosto tranquilla, ma ancora si udiva in lontananza il crepitare delle armi automatiche. Helen però non aveva avuto paura di essere uccisa: nella sua testa, il pensiero principale era un altro. Tornata alla base, aveva subito controllato il cellulare, ma l'apparecchio non aveva ricevuto alcuna chiamata. Divorata dall'ansia, si era quindi decisa a spiegare la situazione ai suoi superiori, dai quali fu consigliata di denunciare la scomparsa della madre alla polizia. Per tutta la giornata le notizie sull'attacco erano state poco precise, solo verso sera in televisione veniva comunicato un primo parziale elenco delle vittime, comprendente diciassette morti identificati. Sua madre non era fra questi, ma restavano ancora cinque salme in attesa di riconoscimento, oltre a decine di feriti ricoverati in vari ospedali cittadini. Helen si aggrappava ora alla speranza che sua madre fosse ancora viva.
Essendo l'unica parente, le era stata concessa una licenza per andare a Kimberley a fare ricerche negli ospedali o, nel caso peggiore, riconoscere le spoglie di sua madre. Era partita la mattina presto, diretta all'aeroporto di Muster, distante quasi trecento chilometri dalla zona dei combattimenti. Da lì avrebbe dovuto imbarcarsi sul primo volo per Kimberley.
Il soldato con cui viaggiava aveva cercato di essere gentile vista la situazione, ma forse era un po' troppo invadente e a lei non andava di chiacchierare. Lungo la strada erano visibili le tracce dei recenti scontri: carcasse di vari veicoli, semi-annerite dalle fiamme, erano accatastate in un dirupo a lato della carreggiata. Tra questi si distingueva un carro armato catturato dai ribelli e usato durante gli scontri, con la bandiera secessionista dipinta sulla fiancata.
Helen riprovò a chiamare il cellulare di sua madre e ancora gli rispose l'avviso di apparecchio irraggiungibile.
- Cerca di rilassarti – volle rassicurarla il soldato alla guida - Vedrai che le cose non sono andate come ti immagini.
- Non era mai successo che non mi richiamasse...
- Ci possono essere diversi motivi per cui il cellulare risulta irraggiungibile, credimi.
Helen rimase in silenzio: non era dell'umore giusto per intrattenere conversazione. Il soldato capì e accese la radio. Una stazione trasmetteva musica pop, che suonava inverosimile mentre scorreva quel paesaggio di distruzione. Di colpo la musica si interruppe per lasciar posto al notiziario:
- TRASMETTIAMO GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI SULL'ATTENTATO A KIMBERLEY. GLI ESPERTI DI BALISTICA HANNO IDENTIFICATO GLI ORDIGNI UTILIZZATI: SI TRATTEREBBE DI MISSILI ARIA-ARIA THUNDERBOLT, CHE ABITUALMENTE EQUIPAGGIANO GLI AEREI DA COMBATTIMENTO. IL LANCIO E' AVVENUTO ATTRAVERSO LA MODIFICA DEL SISTEMA DI INNESCO. CI SI CHIEDE COME SIA STATO POSSIBILE PER I RIBELLI ENTRARE IN POSSESSO DI ARMI DEL GENERE. INTANTO PROSEGUE IL RICONOSCIMENTO DEI CORPI ESTRATTI DALLE MACERIE; IL CONTO UFFICIALE DEI DECEDUTI AMMONTA A VENTITRE PERSONE, DELLE QUALI RESTANO ANCORA DUE SALME DA IDENTIFICARE. SI TRATTEREBBE DI DUE SOGGETTI DI SESSO MASCHILE, PER I QUALI ANCORA NESSUNO HA DENUNCIATO LA SCOMPARSA. SECONDO UNA PRIMA STIMA, IL NUMERO DEI FERITI AMMONTA INVECE A QUARANTUNO PERSONE, OTTO DELLE QUALI IN CONDIZIONI GRAVISSIME.
- Beh, sembra che tua madre non ci sia, tra i morti...
Helen si coprì la faccia con la mano.
Tom spense la radio, mentre la voce del presidente Proudmoore vi gracchiava, scandendo minaccie rivolte ai secessionisti.
- Hai sentito come si è incazzato quel vecchio serpente di Proudmoore quando gli abbiamo pestato la coda? Adesso gli sarà difficile giustificare agli elettori cosa è andato storto nel suo programma "Sicurezza per tutti".
- Tom, secondo te ora che cosa faranno?
- Difficile prevederlo. Forse intensificheranno per qualche giorno gli attacchi aerei sulle montagne o sui boschi dove ci credono nascosti. Ma quello che conta è che non si sentano più sicuri nelle loro case. Per anni e anni tutto il peso della guerra è stato sentito solo da noi. Le città dell'est, come Kimberley, hanno continuato a vivere come se niente fosse. E' facile fare la guerra senza vederne gli effetti: per anni si sono riempiti la pancia e sono andati a divertirsi nei locali notturni, adesso invece tremano all'eventualità di essere colpiti all'improvviso. Ora sanno cosa vuol dire aver paura della guerra.
- Anche loro devono provare le sofferenze che proviamo noi! Ma saranno necessari altri raid come questo, allora.
- E' probabile Sean. Dipende da come il consiglio di guerra si esprimerà sull'esito di questa operazione.
Dopo dieci ore di viaggio avevano nuovamente abbandonato le strade principali, ora che si stavano avvicinando alla zona dei combattimenti. Al tramonto, l'inconfondibile profilo del Monte Barrymore si intravedeva in lontananza.
- Eccolo la, il caro vecchio Barrymore! Un paio d'ore e siamo alla base.
Sean prese dal cassetto portaoggetti una lattina di birra, l'aprì e ne bevve una lunga sorsata, poi la passò a Tom.
- All'Ovest libero! E ai nostri caduti! - brindarono.
Il paesaggio cominciava a mostrare i segni dell'abbandono: la strada era in uno stato pietoso, con larghe buche nell'asfalto simili a crateri, mentre i campi agricoli che la fiancheggiavano erano incolti da tempo, disseminati di erbacce e con le fattorie in rovina. La zona era stata abbandonata nel corso dei primi anni di guerra e i contadini non avevano più fatto ritorno. In certi tratti l'asfalto era così sconnesso che la strada diventava uno sterrato a tutti gli effetti e il mezzo guidato da Tom vi passava sopra sollevando nuvolette di polvere.
Più avanti attraversarono una sorta di paese fantasma, un piccolo centro abitato che si era trovato sulla linea del fronte e i cui abitanti avevano preferito lasciare le loro case per trasferirsi in zone più sicure. Molte abitazioni mostravano i segni lasciati dai proiettili e dalle bombe. Tom conosceva bene quella strada e ricordava ogni dettaglio del paesaggio, perciò fu insospettito dalle tracce presenti su uno degli edifici a lato della strada. Sembrava che un grosso veicolo vi fosse passato prendendolo di striscio e facendo crollare parte del muro. La strada, del resto, mostrava inequivocabilmente le tracce lasciate dai cingoli.
- Questi segni può averli lasciati solo un carro armato... e non c'erano quando siamo passati da qui all'andata, tre giorni fa. Non mi piace, dobbiamo abbandonare la strada appena possiamo.
La strada, appena fuori dal villaggio abbandonato, effettuava una curva lungo il fianco di una collina. Quando il pick-up finì di percorrerla, si trovò su un tratto rettilineo. A circa cento metri si vedevano delle luci di lampeggianti.
- Ehi Tom, guarda la! Cosa sono quelle luci?
- Merda! Un posto di blocco!