Gli ultimi vent’anni, dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica, sono andati a passo di corsa. A una prima impressione si potrebbe affermare che vari tipi di strumenti tecnologici abbiano fatto la loro comparsa, siano diventati rapidamente oggetti quotidiani e poi, altrettanto rapidamente, siano spariti. Pensate ai dispositivi GPS esterni per auto, che nel primo decennio degli anni 2000 erano lo standard per orientarsi e che adesso nessuno usa più; oppure ai lettori mp3 portatili, alle fotocamere compatte digitali o a qualsiasi altro dispositivo che abbiamo usato per anni, mentre ora non se ne sente più parlare. Come forse avrete già intuito, le tecnologie contenute nei dispositivi sopra citati non sono scomparse; a sparire sono stati soltanto i dispositivi, poiché le loro funzioni vengono ora svolte dagli smartphone. Pertanto, il concetto chiave per comprendere l’attuale evoluzione tecnologica è quello dell’integrazione: i cellulari, nati inizialmente come semplici telefoni, hanno visto gradualmente aumentare le loro funzioni fino a competere con strumenti dedicati in modo specifico a tali funzioni, superandoli o, comunque, rendendoli inutili. Il vantaggio di avere con sé uno strumento polivalente, che ci permette di comunicare in modo classico, ma anche di creare e condividere contenuti multimediali, è palese; senza contare che portarsi dietro un solo dispositivo è molto più comodo che portarsene dietro tanti.
Tuttavia, gli esseri umani non sono unicamente animali razionali, ma hanno con gli oggetti un rapporto più complesso del mero utilizzo che ne fanno; in molti casi si crea un legame affettivo o nostalgico tra uno strumento tecnologico e il suo utilizzatore: l’oggetto porta la persona a rievocare ricordi, emozioni ecc.
Questo tipo di comportamento è sempre esistito e può assumere varie forme; una di queste, in tempi recenti, è la rievocazione da parte delle generazioni nate tra la fine del 20° secolo e l’inizio del 21° delle tecnologie che erano in uso durante la loro infanzia o, addirittura, di quelle precedenti. È ben noto da tempo il revival dei dischi in vinile tra gli appassionati di musica; recentemente si è assistito anche al ritorno dei walkman e delle cuffie cablate. Tra gli appassionati di videogiochi si assiste al ritorno delle grafiche pixellate da pochi bit dei decenni passati. Ovviamente nulla di tutto ciò ha a che vedere con una migliore qualità, ad esempio, nella fruizione della musica, ma principalmente con il fascino che le vecchie tecnologie esercitano su chi non le ha “vissute” e con fenomeni di moda. Uno di questi, che sta vivendo il suo momento di gloria su alcuni social, è il fenomeno denominato Y2K. Questo acronimo inglese sta a indicare il primo decennio del 21° secolo, e infatti gli utilizzatori di questo hashtag fanno mostra di usare oggetti tecnologici principalmente e stili estetici di quel periodo.
Abbiamo quindi voluto intervistare un campione di studenti, divisi per fasce d’età, chiedendo loro del rapporto che hanno con le tecnologie “retro”.
Ne è emerso un quadro affascinante sull’interesse delle nuove generazioni per queste tecnologie: più dell'85% degli studenti intervistati ha sperimentato almeno una volta dispositivi tecnologici del passato, sottolineando una significativa attrazione verso strumenti che sembravano destinati all'oblio. L'età risulta determinante: la fascia più coinvolta è quella dei 18-21 anni (con circa il 70%), seguita da quella 21-24 (con circa il 20%), un dato che suggerisce come l'interesse per il vintage tecnologico non derivi esclusivamente da esperienze personali, ma anche dalla curiosità verso epoche appena precedenti alla propria. Tra i dispositivi più amati vi sono certamente le console da gioco, citate frequentemente dagli studenti, con particolare enfasi su marchi iconici come Nintendo e modelli emblematici quali Gameboy, Wii e Nintendo DS. Fotocamere vintage e videocamere analogiche completano invece questo panorama nostalgico, dimostrando che i giovani cercano un tipo di esperienza tangibile e personale, spesso assente nei dispositivi digitali moderni.
Un dato sicuramente interessante è la frequenza di utilizzo di queste tecnologie: quasi il 20% degli intervistati le utilizza più volte a settimana!
Questo mostra come non si tratti solo di un interesse passeggero, ma di una vera passione radicata nel quotidiano. Le motivazioni espresse dagli studenti intervistato evidenziano chiaramente come il fascino delle tecnologie retro risieda nella loro capacità di evocare ricordi ed emozioni, offrendo un'esperienza autentica e personale. Questo fenomeno non rappresenta solo una moda momentanea, ma suggerisce una più ampia riflessione sociale: il recupero delle tecnologie passate può diventare un modo per scoprire un’identità culturale e affermare una sorta di resistenza all’accelerazione tecnologica costante, valorizzando l’aspetto umano e nostalgico dell’uso quotidiano di strumenti apparentemente superati.
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