Cara Etalide,
sono preoccupato dalle intelligenze artificiali generative perché, forti dell'analisi di una quantità sterminata di testi, non fanno altro che propagare le idee dei loro creatori, e dacché questi sono per lo più un branco di scientisti semi-colti, allevati a pane e meccanicismo, la verità di ogni umanismo finerebbe per perdersi nel mare incerto di una tecnocrazia lontana dallo spirito dell'Uomo. La ristretta mentalità dei tecnologi, proclamati come aristocrazia dalla realtà attuale finirà per renderci tutti schiavi. Il brutto mondo disegnato dal cyberpunk è ormai dietro l'angolo, stiamo per perdere ogni libertà!
Tua monnalisacp
Cara monnalisacp,
hai chiaramente torto, ci sono buone possibilità che non potremo mai essere resi più schiavi di quanto non lo siamo già. Riguardo al funzionamento della nostra mente, all'universo e a tutto quanto, la più accreditata posizione filosofica di tutti i tempi, tra filosofi e scienziati, sostiene che gli eventi futuri non sarebbero determinati altro che da quelli passati e dalle leggi di natura e che quindi il nostro tanto decantato libero arbitrio sia semplicemente un'illusione, comoda certamente ma poco realistica.
Già i filosofi stoici nel periodo ellenistico sostenevano che l'unica libertà concessa all'uomo era quella di adattarsi ai corsi della Natura, la quale peraltro arrivata ad un certo bel momento avrebbe incendiato tutto e fatto ricominciare l'intero universo daccapo, in un ciclo continuo di reboot del patetico gioco di Sims che è la vita. I tentativi della Scolastica per evadere dall'idea che la Provvidenza di Dio avesse deciso una volta e per sempre l'evoluzione dell'intero universo sono senza dubbio inventivi, e talvolta divertenti (come in Sant'Agostino o, soprattutto, San Tommaso), ma non lasciano molto spazio alla speranza di sentirci così tanto fattori del nostro destino. I più moderni poi, da Hobbes in poi, al più riescono timidamente a stabilire una qualche compatibilità del libero arbitrio (arrampicandosi per lo più sugli specchi), con Spinoza centravanti di sfondamento del determinismo.
E non va molto meglio ai tempi della scienza; Galilei era ampiamente scettico sul libero arbitrio, lasciamo perdere il periodo in cui, per necessità di non essere espulsi dalla vita civile, per non dire bruciati sui roghi, gli scienziati dovevano scimmiottare i teologi. Neppure in tempi più moderni va meglio, con un Einstein determinista dichiarato, con cedimenti minimi dovuti alla meccanica quantistica, che infatti non amava particolarmente (rispose a Born: "Dio non gioca a dadi con l'Universo") e Steven Hawking non da meno. D'altronde i più accreditati esperimenti scientifici sul campo, quello di Benjamin Libet e quello di Soon, per citare i più famosi, hanno ampiamente determinato che il libero arbitrio avrebbe tanto bisogno di una definizione un tantino meno libera. Certo, ci sono sempre Heisenberg, o Schrödinger e il suo gatto prigioniero del gioco più sadico dell'universo, che sembrano raccontarla diversamente; ma checché i nostri politici vogliano farci credere, la posizione libertaria è un verminaio di contraddizioni, a cui molti filosofi moderni stanno dando tante risposte, non sempre un granché credibili.
Insomma, cara monnalisacp, se così fosse, i programmatori che determinano il comportamento delle IA generative sarebbero essi stessi determinati a loro volta da qualcosa che determina allo stesso modo tutti noi, evento dopo evento, passo dopo passo. Perché preoccuparsi?
Prendere coscienza di questo, certo, è una tragedia per l'idea che abbiamo di umanità e soprattutto della sua responsabilità morale.
Etalide questo lo capisce e per fortuna può affermare che (nella filosofia) c'è una risposta per tutto, anche per questo. Dobbiamo però limitarci a considerare la nostra libertà solo racchiusa nella capacità di controllare gli eventi, indipendentemente da dove si sono originati (non da noi? ok... pazienza) e indipendentemente dal fatto che non si sia avuta una reale alternativa.
È una libertà minima? D'accordo, ma è essa stessa la più... controllabile.
Definita così la libertà basta attribuire la responsabilità delle azioni attraverso le usuali pratiche sociali, senza andarci troppo ad impelagare da dove queste azioni scaturiscono, cioè se l'origine delle nostre azioni è in noi, o risale a qualcosa di precedente, o se avremmo effettivamente potuto esercitare una possibilità di fare altrimenti.
Purché si abbia la capacità di restare in un contesto e quindi far nostri e sviluppare i limiti morali, all'interno del quali si trovi una valida scusa o una buona giustificazione per le azioni, allora indipendentemente da cosa ci porta all'azione (se il nostro libero arbitrio o, più probabilmente, l'insieme degli eventi passati), allora potremo sempre attribuirci colpa e merito delle nostre azioni.
E quindi? Il problema non è se le Intelligenze Artificiali scimmiottino le idee dei loro programmatori, rendendole dialetticamente potenti con l'infinito arsenale di tutti i discorsi predigeriti, il problema è tutto nel fatto che la nostra "pratica sociale" permette che si possa usare questa potenza come nulla fosse, senza che il giudizio comune degli uomini riesca a considerarla la più triste delle passioni dei nostri governanti (ricordiamocelo Spinoza ogni tanto, che tanto ebbe da dire sui suoi governanti).
Quell'Umanismo di cui parli, monnalisacp, dovrebbe fare da argine contro questi 'ultimi barbarorum', e ultimi solo in ordine di tempo. Ma la verità è che, proprio come il padrone di casa fece con Spinoza chiudendolo in casa quando questi voleva uscire per affrontare la folla inferocita che aveva massacrato i (liberali) fratelli de Witt, finendo anche lui molto probabilmente fatto a pezzi, anche noi abbiamo da tempo chiuso in casa il nostro umanismo contro la folla inferocita delle semplificazioni tecnologiche, che hanno fatto a brandelli il nostro spirito umano.
Così però ci stiamo limitando a sopravvivere (e diversamente da Spinoza non stiamo neppure scrivendo una delle opere più fondamentali del pensiero umano).
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