Quando Bertrand Boursicot tornò a Pechino nel 1969, sapeva bene quanto fosse pericoloso per i cinesi avere contatti con gli stranieri. Eppure, fece di tutto per ritrovare Shi Pei Pu, con cui aveva un rapporto decisamente particolare…
Si erano conosciuti nel 1964, a un ricevimento dato dall’ambasciata francese a Pechino. Boursicot, appena ventenne, aveva trovato impiego all’ambasciata per un colpo di fortuna, ma ne era rimasto deluso: si trovava a disagio nell’ambiente diplomatico e non aveva amici né relazioni.
In quel ricevimento, il centro dell’attenzione di tutti sembrava essere l'unico partecipante cinese. Vestito alla Mao, piccola statura e lineamenti femminei, Shi Pei Pu era un commediografo che insegnava cinese ai familiari dell’ambasciatore.
I due entrarono in confidenza, e Shi divenne presto il punto di riferimento per Boursicot, portandolo a visitare posti conosciuti solo ai locali, intrattenendolo con le sue grandi capacità narrative.
Un grande attore
Shi Pei Pu parlava spesso della sua precedente carriera di attore e cantante d’opera, nella quale aveva goduto di una certa fama. Nell’opera cinese gli attori uomini interpretano anche i personaggi femminili, e lui era stato allievo di un famoso dan (interprete di ruoli femminili), Mei Lanfang.
Shi amava ricordare un’opera, “La Storia della Farfalla”, adattamento teatrale della “Leggenda di Liangzhu”:
…nella Cina di un tempo una ragazza, Zhu Yingtai, voleva andare a scuola. Poiché l’istruzione era destinata ai soli maschi, fece un patto col fratello, studente poco volenteroso: sarebbe andata a scuola al posto suo, vestendosi da ragazzo. Così avvenne, e Zhu diventò ben presto uno dei migliori studenti. Conobbe Liang Shanbo, compagno di studi per il quale iniziò a provare dei sentimenti.
Ma la famiglia di Zhu decise di darla in sposa, combinando un matrimonio, ed ella dovette lasciare la scuola. Prima di salutare per sempre il suo amato Liang, la ragazza riuscì a raccontargli la verità; Liang, comprendendo finalmente lo stano sentimento che nutriva per il compagno di studi, le dichiarò il suo amore, proponendo di sposarsi, ma ormai era troppo tardi.
Liang allora, disperato, si suicidò, seguito da Zhu poco dopo. Gli spiriti dei due innamorati, trasformati in farfalle, poterono finalmente volare via assieme...
Nel 1965 Boursicot ricevette dall'avventuriero Ferdinand Fournier-Aubry, con cui corrispondeva, l’invito a partecipare a una spedizione in Amazzonia; lo raccontò a Shi, che si disse triste, dato che non si sarebbero più visti. Seppur dispiaciuto, Boursicot decise ugualmente di dimettersi dall’ambasciata. Tempo dopo, mentre passeggiavano nei pressi della città proibita, il cinese raccontò nuovamente la Storia della Farfalla, stavolta con un finale a sorpresa; mostrando a Boursicot le sue piccole mani, quasi femminili, egli disse: “Guarda le mie mani, guarda il mio viso, quella storia della farfalla è anche la mia storia…”
Con questa frase Shi dette inizio all’interpretazione più famosa della sua vita, una recita che, in vari atti, andrà avanti fino al suo arresto nel 1983.

Shi raccontò che nella sua famiglia il valore di un figlio maschio superava ampiamente quello di una femmina; dopo aver già dato alla luce due femmine, partorendo per la terza volta una bambina, sua madre temeva che l’arcigna suocera costringesse il marito a sposare un’altra donna, per avere un erede maschio. In accordo col marito, fecero passare la terzogenita per un bambino; ella venne quindi educata e vestita come un uomo, assumendo persino degli ormoni per avere un aspetto più maschile.
Nella Cina comunista, dove le usanze tradizionali venivano condannate, era meglio non far conoscere questa storia; quindi, Shi continuava la finzione per evitare ripercussioni.
Boursicot gli credette, promettendo di mantenere il segreto; poco dopo però comprese tutto il peso della rivelazione: il comportamento di Shi nei suoi confronti, le sue premure e la sua tristezza assumevano un diverso significato…
Nacque una relazione, che ben presto si tradusse in intimità. Poco prima della partenza del francese, Shi gli annunciò di essere incinta: Boursicot promise che sarebbe tornato...
Rivoluzione Culturale
Nel 1969, la Cina si trovava in una fase politica turbolenta: al principio degli anni ’60 Mao Zedong era stato messo da parte a causa del fallimento delle sue politiche del “grande balzo in avanti”, che avevano portato il paese alla carestia. Nonostante ciò, restava il principale ideologo del comunismo cinese e godeva di grande popolarità tra i giovani studenti. Volendo riprendere il controllo del partito, Mao scatenò a partire dal 1966 una campagna contro i suoi rivali, aizzando i giovani, spesso appena adolescenti, organizzati nelle “Guardie Rosse”. Quella che passò alla storia come Rivoluzione Culturale Cinese fu un decennio di violenza e distruzione, un periodo in cui la paranoia nei confronti degli stranieri, visti come spie, raggiunse il suo apice.

Quando Boursicot tornò a lavorare per l’ambasciata francese a Pechino, non era più il giovane ingenuo e romantico di quattro anni prima; in quegli anni aveva girato per il mondo e accumulato esperienze; intratteneva una relazione con una ragazza francese, che aveva promesso di sposare. Tuttavia, giunto a Pechino, aveva in mente solo di trovare Shi Pei Pu e suo figlio.
Shi aveva cambiato indirizzo e Boursicot non era sicuro di trovarlo, ma infine vi riuscì, correndo notevoli rischi. Seppe del figlio, nato nel 1966, che viveva in un posto sicuro; tuttavia, Shi ommise molti dettagli, mostrando solo una foto del bambino, di circa quattro anni, con un viso che il francese trovò somigliante a sé stesso. La situazione era molto pericolosa e non sarebbe stato prudente incontrarsi, ma Boursicot, imperterrito, continuò a farsi vedere, finché accadde l’inevitabile: una folla furiosa fece irruzione e li accusò di essere delle spie.
Arrivarono alcuni soldati, uno dei quali parlava francese, che chiesero a Boursicot cosa ci facesse lì: egli disse di essere un amico del popolo cinese, ammiratore della rivoluzione; raccontò di come aveva conosciuto il compagno Shi, che gli stava raccontando dei cambiamenti avvenuti grazie al grande leader Mao... Questo espediente convinse i soldati a lasciarlo andare.
Nei giorni successivi andò alcune volte in bicicletta nei pressi del quartiere dove abitava Shi. In una di queste occasioni lo scorse e riuscì a farsi notare. Concordarono di trovarsi a una certa ora in un certo incrocio, per potersi almeno vedere. Così fecero per un po’ di tempo, furtivamente: in un’occasione, il francese diede a Shi una lettera, ma una passante se ne accorse e si mise a gridare, facendoli fuggire.
Un giorno però Boursicot ricevette una telefonata: Shi aveva ottenuto dall’associazione scrittori il permesso di insegnargli il pensiero di Mao; quindi, poterono nuovamente incontrarsi a casa sua, e il francese riuscì a saperne di più sul bambino, che aveva tratti somatici parzialmente europei e, visto l’odio per gli stranieri di quel periodo, viveva presso dei conoscenti vicino al confine con l’URSS.
Con l’avvento della Rivoluzione Culturale, Shi Pei Pu aveva avuto problemi per i suoi contatti con gli stranieri e per qualcosa che aveva scritto. Questo per dire che, quando Boursicot lo andò a visitare, è possibile che casa sua fosse tenuta sotto controllo.
Tutti i cittadini cinesi che avevano contatti con stranieri dovevano fare rapporto alle autorità; pertanto, quelli che frequentavano le ambasciate straniere erano considerati dai diplomatici degli informatori del loro governo (e si prendevano le relative precauzioni). Viene quindi il dubbio che anche Shi Pei Pu fosse un informatore, perlomeno nel 1964, quando conobbe Bernard Boursicot.
La relazione tra i due nacque in modo spontaneo, ma i servizi d’intelligence cinesi, resisi conto della cosa, vollero sfruttare la situazione; le lezioni su Mao erano parte di un piano organizzato: dopo due mesi Shi comunicò a Boursicot che le stesse sarebbero state tenute, sempre a casa sua, da esponenti del governo cittadino di Pechino. E qui fecero la comparsa due personaggi, Kang e Zhao. Secondo quanto affermato da Boursicot, Kang doveva essere “un poliziotto di basso grado”, mentre Zhao “un militare paffuto ed espansivo”. Non si conosce l’identità di costoro e, molto probabilmente, si presentarono con degli pseudonimi.
Le lezioni furono ad ogni modo seguite con interesse dal francese, che aveva simpatie maoiste, e i rapporti con Kang e Zhao divennero cordiali. Dopo le lezioni, quando questi se ne andavano, egli poteva restare con Shi.
Boursicot affermò di essersi volontariamente messo a disposizione come spia, avendo accesso a documenti classificati, con i quali poteva aiutare la causa del popolo cinese. Qui però la questione si fa intricata: le lezioni erano per Boursicot un modo per frequentare Shi e, magari, saperne di più su suo figlio; se l’idea di collaborare nacque da lui, non fu necessariamente per motivi ideologici, ma solo per continuare a visitare Shi.
Vi sono poi altre ipotesi: secondo T. Van Magers, agente FBI esperto di questioni cinesi, sarebbe stato Kang ad offrire a Boursicot due possibilità: cooperare o essere espulso come persona non grata, mentre Shi Pei Pu sarebbe stato arrestato.
Al servizio della Repubblica Popolare
Boursicot fece la spia in due periodi: dal 1969 al 1972, mentre lavorava presso l’ambasciata francese a Pechino, e dal 1977 al 1979, durante la sua permanenza a Ulan Bator, in Mongolia.
I cinesi non erano interessati alle informazioni sulla Francia, bensì a quelle su USA e URSS. Dall’ambasciata francese passavano ovviamente anche relazioni sugli altri paesi e queste erano proprio il tipo di documenti che Boursicot cercava. Li sottraeva per poi consegnarli a Kang, suo agente controllore, il quale glieli restituiva dopo averli ricopiati. Quindi il francese riportava gli originali in ambasciata.
Nel periodo trascorso a Pechino, i documenti che fece pervenire ai cinesi furono senza dubbio più rilevanti rispetto a quanto accadde in seguito.
Stando a Boursicot, verso la fine del 1970 Shi Pei Pu gli riferì di dover lasciare la città, facendogli capire che lo portavano in un campo di rieducazione. Allora volle usare i suoi servigi come moneta di scambio, chiedendo spesso di Shi a Kang e non fornendo più nulla. Riprese a fare la spia solo dopo alcuni mesi, quando Shi Pei Pu rientrò a Pechino. Questo "sciopero dello spionaggio", che potrebbe essere mera invenzione, dimostra l'interesse principale di Boursicot nella vicenda: proteggere la sua "famiglia".
Nel 1972 il contratto presso l’ambasciata giunse a termine e il francese dovette lasciare la Cina; tuttavia, ritornò l’anno successivo con visto turistico, per fare una a sorpresa a Shi. In tale occasione gli fu presentato finalmente suo figlio, Shi Du Du, chiamato anche Bertrand. Fu un periodo felice, seppur di breve durata.

Dopo alcuni anni in giro per il mondo, Boursicot fece richiesta per lavorare all’ambasciata francese in Mongolia; ad Ulan Bator la Francia aveva una delle sue ambasciate più piccole, il cui personale ammontava a soli tre individui. La capitale mongola era collegata via treno con Pechino, ed era una meta interessante tanto per vedersi con Shi e il figlio che per portare documenti a Kang.
Sebbene le relazioni diplomatiche con la Mongolia fossero incominciate nel 1966, dieci anni dopo i francesi non avevano ancora una vera sede, dovendo lavorare all’Hotel Ulan Bator; questo non permetteva un buon livello di sicurezza, specialmente in un paese strettamente allineato all’URSS. Durante i mesi invernali l’ambasciata chiudeva e il personale rimpatriava, lasciando tutto incustodito. Ne consegue che, seppur la Mongolia fosse un posto perfetto per spiare i sovietici, le informazioni più significative non passavano per l’ambasciata francese, della quale era nota la situazione. Boursicot ebbe difficoltà a trafugare documenti utili; anche quelli contrassegnati dalla parola “segreto” riguardavano in gran parte curiosità sulla Mongolia, sulle usanze insolite degli uomini al potere e poco altro. A un certo punto lo stesso Kang, visto lo scarso interesse delle informazioni, chiese al francese di fermarsi, per evitare di farsi scoprire.
La breve carriera spionistica di Boursicot terminò, ma non i suoi contatti con Shi Pei Pu; il loro rapporto si era raffreddato, ma erano legati dal figlio Bertrand. Boursicot faceva una vita avventurosa e libertina in giro per il mondo; bisessuale, conviveva a Parigi con un uomo di nome Thierry. Nonostante ciò, coltivava il sogno di far uscire Shi Pei Pu e suo figlio dalla Cina; l'occasione si presentò grazie alle politiche di maggiore apertura seguite dal governo cinese.
La recita finisce
Grazie a un conoscente di Boursicot, che lavorava in un organizzazione governativa, Shi Pei Pu fu invitato in Francia per esibirsi come attore dell'Opera di Pechino.
Nell'ottobre del 1982 Shi Pei Pu e il figlio Bertrand arrivarono a Parigi, ospitati nell'appartamento dove Boursicot abitava con Thierry; va detto che la convivenza tra tutti non fu facile, a causa della gelosia di Shi.
Le performance teatrali di quest'ultimo furono particolarmente apprezzate dal pubblico francese, e il visto gli fu prolungato per un anno.
Boursicot presentò suo figlio Bertrand a genitori e parenti, mentre Shi veniva indicato come lo zio. In tutti questi anni Boursicot continuava a credere che Shi Pei Pu fosse una donna; neppure nei momenti di intimità si era accorto di nulla. In pubblico continuava a mantenere il segreto su questa faccenda, così come voleva Shi. Questa situazione intricata e assurda doveva però giungere a conclusione.
Nel giugno del 1983, Bernard Boursicot fu fermato da uomini della DST (Direction de la Surveillance du Territoire), insospettiti dal fatto che un dipendente del Ministero degli Affari Esteri ospitasse un cittadino cinese. Interrogato a tal proposito, Boursicot dichiarò che Shi Pei Pu era una donna e Shi Du Du (Bertrand) era suo figlio. La confessione non sbalordì troppo gli agenti del controspionaggio, i quali sembravano molto bene informati sulle sue attività spionistiche. Boursicot dovette confessare tutto e finì arrestato. Venne quindi interrogato Shi Pei Pu, che inizialmente cercò di reggere la scena, raccontando di essere una donna fatta passare per maschio fin dall'infanzia. In merito alla vicenda spionistica, dichiarò di non saperne nulla. Anch'egli fu arrestato, poco dopo.
Secondo David Wise, le informazioni sulle attività di Boursicot furono passate dalla CIA ai francesi grazie alla defezione di un esponente dell'intelligence cinese, Yu Qiangsheng, che collaborava segretamente con gli americani, e fuggì dalla Cina nel 1985. I giornalisti francesi Roger Faligot e Remi Kauffer ipotizzano che Kang, l'agente controllore di Boursicot, fosse in realtà proprio Yu Qiangsheng.
Come si può immaginare, la storia del sesso di Shi Pei Pu finì per essere l'argomento principale dei tabloid, finché anche gli inquirenti vollero vederci più chiaro e disposero un esame medico, attestando il fatto che Shi Pei Pu fosse maschio. Egli era riuscito a nasconderlo a Boursicot grazie a una peculiare abilità, denominata tucking, attraverso la quale occultava parzialmente i genitali. Il trucco era riuscito bene anche per la sua interpretazione di una donna timida e pudica, rifiutando certe pratiche.
Per un po' di tempo Boursicot non volle credere alla verità, finché non fu lo stesso Shi a confermargliela. Chiaramente, non essendo una donna, non poteva neppure essere la madre di Bertrand. Anche se Shi sosteneva che questo fosse il figlio di Boursicot, ottenuto grazie all'inseminazione artificiale, la verità non tardò a palesarsi. Del resto, lo stesso ragazzo conosceva la sua storia: di origine uigura, nativo dello Xingjiang, era stato adottato da Shi Pei Pu. Tra l'altro l'età dichiarata nei suoi documenti era probabilmente inferiore a quella reale.
Dopo aver vissuto per anni un'illusione, tutte le certezze di Boursicot caddero ed egli tentò di suicidarsi in carcere, senza riuscirvi.
Entrambi furono processati nel 1986 e condannati a sei anni di carcere; va detto che, per questioni giuridiche, furono presi in considerazione solo i documenti trafugati nel periodo 1977-1979, col conseguente alleggerimento delle pene. Per preservare le buone relazioni con la Cina, Shi Pei Pu fu rilasciato per grazia presidenziale pochi mesi dopo, seguito a stretto giro dallo stesso Boursicot.

Shi Pei Pu finse di essere una donna per anni, scendendo nei minimi dettagli, per esempio facendo trovare a Boursicot dei fazzoletti intrisi di sangue, in quello che doveva essere il suo periodo mestruale. Aveva finto la gravidanza, grazie all'assenza di Boursicot, adottando un bambino uiguro, con tratti somatici che potevano essere scambiati per europei, facendo credere al partner di essere il padre. Per quale motivo aveva fatto tutto questo? Su molti aspetti della vicenda, le sue dichiarazioni furono poche e ambigue, restò enigmatico fino alla fine. Solo su una cosa fu categorico: egli aveva sempre voluto bene a Bernard Boursicot. Quest'ultimo invece, risentito per il pluriennale inganno, dopo l'uscita dal carcere non ebbe che pochi e sporadici contatti col cinese. Alla morte di Shi Pei Pu, nel 2009, dichiarò che sarebbe stato stupido rattristarsi per chi aveva fatto così tanto contro di lui, e che ora si sentiva libero.
La vicenda ebbe ovvi effetti nella cultura popolare, ispirando un'opera teatrale, M. Butterfly, di David Herny Hwang (1988), a sua volta trasposta nell'omonimo film di David Cronenberg (1993).
Fonti
Per scrivere l'articolo mi sono basato principalmente sul libro della reporter Joyce Wadler: Liaison, The Real Story of the Affair that Inspired M. Butterfly (Penguin Books, 1993). Scritto grazie alla collaborazione con lo stesso Boursicot, è basato principalmente sul suo punto di vista, ma è utile per spiegare molti retroscena.
Altre fonti utili sono stati gli articoli di giornale; voglio citare un'articolo di Tiziano Terzani, pubblicato nel 1986 su Der Spiegel: https://www.spiegel.de/politik/dunkle-naechte-a-b5b275fe-0002-0001-0000-000013518525
Terzani ebbe modo di conoscere personalmente lo stesso Shi Pei Pu all'inizio degli anni'80, come riportato dalla moglie del giornalista, Angela Staude, in Giorni Cinesi (Longanesi, 2006).
Per quanto riguarda gli aspetti spionistici:
Roger Faligot - Remi Kauffer: Kang Sheng et les services secrets chinois (1927-1987), Laffront, Paris, 1987;
David Wise, Tiger Trap: America's Secret Spy War with China, Mifflin and Harcourt, 2011
Potrebbe interessarti
Le indagini difensive preventive
La mente come vulnerabilità: ingegneria sociale e sicurezza nell'era della Direttiva NIS 2
L'evoluzione delle catene di Sant'Antonio