Esperienze extracorporee
Esperienze extracorporee: ipotesi, racconti e studi medici ci parlano di OBE e NDE.
L'espressione "esperienza extracorporea" (OBE o OOBE: out of body experience) indica quei casi dove una persona ha la sensazione di "uscire" dal proprio corpo fisico, fluttuando all’esterno di esso. In ambito medico ci sono varie spiegazioni a questo tipo di esperienza. Tra le più comuni troviamo:
- Sonno ipnagogico;
- crisi epilettiche;
- uso di droghe;
- psicosi acuta.
Questa sensazione è quindi spiegata dalla scienza medica come il frutto della propria immaginazione e la conseguenza di una temporanea e anomala iperattività di alcune regioni del cervello.
L’OBE si riscontra molto frequentemente durante le esperienze di pre-morte (NDE: near death experience), in cui il soggetto riprende le normali funzioni vitali a seguito di un arresto cardiaco prolungato. In questo campo la medicina sta compiendo parecchi studi.
Uno dei contributi più significativi è quello del cardiologo Olandese Pin van Lommel che, insieme ad alcuni colleghi, ha pubblicato nel 2001 un articolo relativo alla NDE sulla rivista medica The Lancet. Van Lommel pensa che le conoscenze sul rapporto tra cervello e coscienza siano troppo limitate per poter spiegare adeguatamente questi fenomeni; ritiene inoltre che la coscienza non sempre coincida con le funzioni cerebrali, ma possa essere a volte sperimentata come separata dal corpo.
Riguardo alle esperienze di pre-morte ci sono contrapposizioni tra il mondo scientifico e quello del paranormale. Poiché i racconti dei soggetti che hanno provato una NDE presentano alcune caratteristiche in comune tra loro, molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni. Le critiche sulle NDE si dividono sostanzialmente in due filoni, uno legato al mondo scientifico e razionale, l'altro invece a quello spirituale/soprannaturale.
Ipotesi Scientifiche
Le spiegazioni scientifiche mettono in relazione il fenomeno con gli effetti temporanei di peculiari alterazioni dell'organismo di tipo chimico, neurologico e biologico: l'ipercapnia (aumento di CO2 nel sangue) o l'impiego di farmaci durante la terapia intensiva dei soggetti. Ad esempio, la ketamina, somministrata a dosaggi sub-anestetici, potrebbe determinare sensazioni analoghe. Sul piano psicologico, le percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo rassicurante, elaborati per descrivere in modo chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al momento del risveglio: una forte luce, probabilmente presente nella stanza d'ospedale, spiegherebbe il ricordo del presunto "tunnel" con la luce in fondo.
L'opinione del CICAP invece, ritiene che il ricordo del tunnel sia legato all'effetto dell'ipossia cerebrale, la quale altera il campo dell'apparato visivo. Lo stesso Comitato, attribuisce l'OBE a un disturbo psicopatologico causato dal trauma o dalla situazione altamente emotiva, identificato come "depersonalizzazione somatopsichica". Nel 2013, furono avanzate ipotesi su una disorganizzata iperattività elettrica del cervello durante la fase iniziale di morte clinica, confermata parzialmente dagli esperimenti sui ratti svolti da un team della University of Michigan Medical School.
Ipotesi Spirituali\Paranormali
I sostenitori dell'origine paranormale collegano le NDE a una sorta di contatto anticipato con l'aldilà, durante la quale il soggetto sperimenta la separazione fra anima e corpo. I reduci da una NDE, pur cercando un'interpretazione razionale all'esperienza da loro vissuta, ribadiscono di averla percepita come pienamente reale. D'altra parte la soggettività del vissuto non è considerata scientificamente attendibile.
Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo libro I morti resuscitati, afferma che le NDE vanno distinte dalle pratiche esoteriche perché la persona coinvolta non cerca intenzionalmente di comunicare con l'Aldilà.
Hebert scrive inoltre:
"Le moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla terra."
Antonio Socci, giornalista, saggista e conduttore televisivo italiano:
"È stato rilevato che le NDE di segno negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente meno numerose."
Enrico Facco, specialista in neurologia e professore di anestesiologia e rianimazione presso l'Università di Padova, scrive:
"Sono stati riportati in letteratura alcuni casi che hanno descritto visioni infernali, come ad esempio luoghi bui, scuri, laghi con acque nere e visioni di esseri anch'essi scuri e terrificanti".
Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche, la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici. L'argomento ha suscitato poi numerose polemiche a causa dei tentativi di strumentalizzare le esperienze NDE per dar forza a certe credenze religiose, usandole ad esempio come prova dell'esistenza dell'anima.
Il caso di Gloria Polo
Tra le NDE più note c’è quella della dentista colombiana Gloria Polo: Venerdì 5 maggio 1995 si stava recando all'Università Nazionale di Bogotà, insieme al marito e al cugino. Era in corso un temporale e all'improvviso un fulmine colpì la donna e il cugino. Quest’ultimo morì sul colpo, mentre la dottoressa, terribilmente ustionata, ebbe un arresto cardiaco. I soccorritori riuscirono a rianimarla con un defibrillatore, portandola subito dopo in ospedale.
La Polo racconta di essersi trovata, mentre era a terra priva di vita, in un tunnel illuminato da una stupenda luce bianca in fondo. Ebbe una sensazione di pace indescrivibile e poté abbracciare i suoi cari scomparsi. In fondo al tunnel vide un giardino meraviglioso, ma solo il cugino vi entrò: Gloria infatti fu rianimata e si ritrovò in ospedale. Venne poi operata per asportare i tessuti bruciati e durante l'intervento subì un secondo arresto cardiaco, durante il quale provo una nuova NDE: stavolta si ritrovò in un luogo oscuro, popolato di creature mostruose. Terrorizzata, invocò il Signore e sentì la sua voce che la interrogava alla luce dei dieci comandamenti, mentre rivedeva la sua esistenza nel "libro della vita". Nuovamente rianimata, cominciò un lungo cammino di recupero fisico e spirituale. Attualmente, oltre a svolgere la professione medica, si occupa di divulgare la sua esperienza.
Antonio Socci, nel suo saggio, sottolinea alcuni aspetti della testimonianza della Polo che suscitano dubbi: per esempio, tra l'incidente e la rianimazione trascorrono due ore, ma la donna non riporta danni cerebrali. Inoltre risultano carbonizzate varie parti del corpo, ma la donna guarisce completamente, riuscendo perfino ad avere una nuova maternità.
Un salto nel passato
Esperienze "simili" però possono essere ritrovate andando a scavare molto indietro negli anni. Già nel 1560 gli spagnoli giunti da poco in Messico scoprirono che i nativi si nutrivano di una “radice diabolica” chiamata peyote (o mescal). Essa era al centro di un culto che si diffuse anche tra le tribù di indiani stanziate nel sud e nel sud-ovest degli attuali Stati Uniti. I missionari si opposero al consumo del peyote, a causa delle allucinazioni da esso provocate; le visioni generate dalla droga portavano l’individuo in un regno spirituale al di là del mondo reale, in un paradiso insolito e surreale. Sembra che durante queste visioni, vere e proprie esperienze extracorporee, i nativi riuscissero a stabilire un rapporto intimo e profondo con le forze spirituali.
Oltre all'utilizzo nei rituali sciamanici, il peyote era anche assunto come medicina, particolarmente efficace per combattere le emorragie e le malattie polmonari. I nativi preparavano spesso un decotto efficace contro la febbre e il mal di testa. La radice non crea una dipendenza e gli effetti che provoca sono solo temporanei, pertanto il suo uso abituale non si ripercuote sulle facoltà mentali del soggetto. Di contro ha un sapore estremamente sgradevole e, se assunto in dosi eccessive, generalmente causa il vomito.
La cerimonia del peyote può essere effettuata per scopi curativi, come segno di riconoscimento per qualcosa o verso qualcuno, per il quarto compleanno di un bambino oppure per assicurare buona salute ai partecipanti alla cerimonia stessa.
Di solito gli indiani attribuiscono poteri mistici eccezionali al peyote e nutrono una sorta di adorazione nei confronti della pianta, destinando ad essa alcune delle loro preghiere, mangiandone i frutti oppure bevendone il decotto per avvicinarsi allo Spirito Divino.
Potete trovare molti altri dettagli sulla cerimonia del Peyote qui.