Cara Etalide,
Ho letto Klara e il Sole, il nuovo libro del Premio Nobel Kazuo Ishiguro, ma non so se mi piace. Gli uomini raggiungono i loro obiettivi, vivono felici e contenti o comunque stanno tranquilli, e la tecnologia è sabotata, malvista, scacciata o finisce in discarica. Allora noi tecnici che lavoriamo a fare?
DoktorF
Caro DoktorF,
ma tu sei sicuro che il libro parli di tecnologia e di androidi? Sarebbe come pensare che Frankenstein parli di mostri o la storia di Prometeo serva per imparare ad accendere il fuoco. La fantascienza e la mitologia sono strumenti dialettici per porre ipotesi inattuabili nella realtà. Ci permettono di esplorare, nell'esagerazione, le reazioni dell'uomo. Servono a chiederci chi siamo veramente. E quindi chiediti piuttosto perché il tuo pensiero è basato su un contrasto tra uomo e macchina, tra organico e tecnologico. E se fossero la stessa cosa?
Klara entra a far parte della vita di Josie allo stesso modo in cui vi entra una malattia. Non farti ingannare dal fatto che sia stata comprata in negozio. Molte delle nostre peggiori malattie le compriamo nei negozi, o ce le regalano addirittura mentre siamo tranquilli a casa nostra. Poi diventano parte della nostra vita e, se non riconosciamo che sono malattie, semplicemente ci fanno crescere con le loro tare. L'illusione che tu sia il prodotto andrebbe meglio considerata. In realtà, è il prodotto a essere te.
Quando viene riconosciuta, la malattia, che dialoga con Josie, crea la sua nuova normalità. Nascondi per un attimo il tema dell'androide, e ti rimarrà quello della pillola, di una protesi, di un vaccino, di qualsiasi stregonesco rimedio per andare avanti. Che sia magia, stregoneria, tecnica, suggestione o lo stesso Sole invocato da Klara, la situazione non cambia. Serve ad andare avanti nell'illusione della normalità. Quando smette di servire, se la vita supera la crisi e inizia nuovamente a dettare le sue regole, il Sole ritorna il Sole di sempre, ammesso che qualcuno ricordi o sappia che è stato altro, e lo stregone, sciamano, dottore, o aggeggio tecnologico, viene superato. Così va la vita: supera la crisi tutt'uno con lo strumento o perisce.
C'è un androide, più divertente di Klara, che è Marvin. L'androide depresso di Douglas Adams che fa sempre pesare la sua umorale inutilità agli altri personaggi del racconto. Ha una mente troppo vasta per essere riempita da qualsivoglia occupazione ed è, insomma, più umano dell'umano. Ma forse il punto è proprio questo: questi servizievoli androidi, sia che accudiscano amorevolmente l'uomo o lo combattano pervicacemente (come Ash in Alien o i replicanti di Dick), non esprimono mai la più umana delle patologie: l'angoscia, quel sentimento di attesa dell'ignoto che è connaturato alla vita umana.
C'è però un aspetto interessante, proprio tecnico, di Klara: l'imperfezione della visione e gli errori di prospettiva. Il libro, e forse tutta la moderna intelligenza artificiale, consistono proprio in un errore di prospettiva. L'inesatta visione prospettica che fa scambiare un obiettivo vicino con l'orizzonte indefinibile. Eppure, nonostante questo... può funzionare.
Ishiguro è bravo a raccontarcelo con una gentilezza e empatia, quelli sì, fantascienza per la nostra tecnologia.
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