La guerra infinita

Racconto a puntate

Soltanto i morti hanno visto la fine della guerra”

(George Santayana)

Quando c’è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo luogo alla roba da mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovare da mangiare, mentre non vale l’inverso.
Ma la guerra è finita – obiettai: e la pensavo finita, come in quei mesi di tregua, in un senso molto più universale di quanto si osi pensare oggi.
– Guerra è sempre – rispose memorabilmente Mordo Nahum

(Primo Levi, La Tregua)

Il pick-up arrancava sulla sconnessa strada di montagna, illuminata solo dai fanali del mezzo. Ogni tornante era una sfida per il conducente, un uomo di mezza età col viso segnato da una lunga cicatrice; al suo fianco sedeva un ragazzo, il cui sguardo a stento nascondeva l'eccitazione. Il veicolo oltrepassò con difficoltà una strettoia, le ruote provocarono piccole frane di terra dal ciglio della strada, che in quel punto si affacciava su uno strapiombo. Il conducente tirò un sospiro di sollievo: -E' fatta! Questo era il tratto più difficile, ora siamo quasi arrivati. Hai avuto paura?

-N-no! - disse il ragazzo, ma si capiva che stava mentendo.

-Ci farai l'abitudine, io sono anni che percorro strade come questa e ancora mi innervosisco. Ma ci si deve convivere con questa sensazione.

-Ti ho detto che non ho paura, Tom! E' questo il posto?

-Un attimo ancora, mancano un altro paio di curve e poi ci siamo. E comunque Sean, volevo solo dirti che è una cosa normale avere paura. Ci serve a sopravvivere.

-Io non ho paura, la paura è una cosa da codardi!

-Come vuoi tu - disse Tom, e si mise a rimuginare in silenzio.

La generazione a cui apparteneva Sean non aveva mai conosciuto la pace. Era cresciuta in fretta, indurita dalle difficoltà; nonostante la giovane età, diciannove anni appena compiuti, Sean aveva già partecipato a diversi raid. A Tom quel ragazzo faceva pena: tutta la sua famiglia era perita durante un bombardamento dei governativi quando lui aveva appena dodici anni. Si era unito alla causa appena quindicenne, animato dallo spirito di vendetta, ma questo non faceva di lui un vero combattente. Un uomo governato da una sola idea ossessiva finisce inevitabilmente per lasciarsi trascinare e plagiare da coloro che sanno sfruttare la sua mania. Così era avvenuto con Sean, che dava sempre retta ai più facinorosi, che spingevano allo scontro anche quando sarebbe stato più saggio evitarlo. Tom sperava che un giorno il ragazzo imparasse a pensare con la sua testa, prima che un proiettile ponesse termine per sempre alla sua esistenza.

Dopo una curva, il bosco di conifere che costeggiava la strada si diradò, lasciando intravedere le luci della città sottostante. Tom rallentò e fermò il pick-up in un piccolo spiazzo.

- Eccoci arrivati! Ora dammi una mano a scaricare, che quegli affari sono davvero pesanti.

Con una certa fatica, i due scaricarono dal mezzo due grosse casse rettangolari e le poggiarono per terra.

- Adesso dobbiamo portarle una per volta giù per questo sentiero - disse Tom, estraendo dalla tasca del giubbotto una minuscola torcia elettrica e illuminando un ripido sentiero che, dal ciglio della strada, scendeva verso una piccola radura.

- Ma che diav...- fece per dire Sean.

- Che c'è? Non avevi mica detto che la paura è da codardi? Seguimi e metti i piedi dove li metto io, vedrai che andrà tutto bene!

I due sollevarono una delle casse e si incamminarono giù per il sentiero, Tom faceva luce tenendo la torcia elettrica in bocca. A un tratto Sean gridò: stava per perdere l'equilibrio, ma riuscì a recuperarlo appena in tempo per non cadere.

- Cazzo! Stai attento! Cammina lateralmente, come faccio io. Prima il piede destro, poi il sinistro, prima il destro, poi il sinistro - Tom smozzicava le parole, avendo la bocca occupata.

Sean seguì il consiglio e riuscirono a scendere fino alla radura, dalla quale il grosso centro abitato, adagiato in fondo alla valle, era visibile in tutta la sua estensione. Poi ripeterono l'operazione con la seconda cassa.

Alla luce della torcia, Tom aprì le casse e ne esaminò il contenuto:

- Due Thunderbolt con testata a frammentazione. Questi affari faranno un bel botto!

- Già, ma come si fa a lanciarli? - domandò Sean perplesso.

- Ho fatto qualche modifica al sistema di innesco, ora ti faccio vedere - Tom trasse di tasca un cacciavite e un rotolino di cavo elettrico, poi diede la torcia a Sean - Fammi luce, questo è un lavoro un po' delicato...

Sean obbedì, mentre Tom armeggiava col cacciavite, rimuovendo una placca metallica dal corpo di uno dei missili. All'interno, uno dei cavi era stato staccato.

- Vedi quello? E' il cavo dell'accensione. Quando riceve un impulso elettrico, il missile viene lanciato. Ora dobbiamo attaccarlo a qualcosa che gli dia il segnale di partenza. Così dicendo, estrasse dalla tasca interna del giubbotto un vecchio telefono cellulare.

- Ehi Sean, a che ora la vuoi la sveglia?

- Ma che cazzo dici?

Tom ridacchiò e spiegò: - Questi vecchi telefoni hanno un dettaglio che molti ormai hanno dimenticato: se punti la sveglia e poi spegni il cellulare, questo si riaccende da solo al momento giusto per svegliarti. Praticamente sono perfetti per essere usati come detonatori!

- Questa sì che è una bella trovata! Certo che ne sai di cose, tu!

- Merito dell'età - sorrise Tom - intanto ora ne sai anche tu qualcuna di più. Allora, che dici, facciamo per le due?

Sean controllò il suo vecchio orologio da polso e approvò alzando il pollice: era mezzanotte in punto. Durante le azioni di guerriglia tutti i combattenti avevano imparato a servirsi di quei ferrivecchi per sapere che ora era, il nemico possedeva strumenti di rilevazione così potenti che un singolo cellulare dimenticato acceso gli poteva permettere di localizzare in poco tempo la posizione di una squadra.

Tom accese il vecchio cellulare, mentre Sean lo osservava con un'espressione preoccupata.

- Tranquillo! E' privo di scheda. E poi questi affari sono talmente vecchi che non funzionano più con le reti adesso in uso.

Come Tom aveva annunciato, sul display a cristalli liquidi apparve un messaggio: SCHEDA MANCANTE O GUASTA. Nonostante ciò, era possibile entrare nel menù. Pigiando un cursore, Tom fece scorrere la lista fino a selezionare la voce IMPOSTAZIONI. Si aprì un secondo menù, con molte più voci, da cui selezionò ALLARME, quindi impostò l'orario.

- Ora faremo una prova, per accertarci che il dispositivo funzioni. Punterò l'allarme per suonare fra due minuti. Così fece, poi spense l'apparecchio.

Entrambi si misero in attesa, tenendo sotto controllo i loro orologi. Allo scattare del secondo minuto l'apparecchio emise una vibrazione, il display si accese e la sveglia prese a suonare un ritmico bip.

- Cazzo, fallo smettere! Se ci fosse qualcuno qui nei dintorni?

- E chi diavolo vuoi che sia qui a quest'ora? Una coppietta in camporella? Qui ci siamo solo io, te e magari qualche orso che starà facendo una passeggiata!

Tom tirò fuori di tasca un altro cellulare, identico al primo. Lo passò al ragazzo dicendo: - Tieni, ora prova tu. Con questi due tasti neri qui scorri il menù, con quello centrale dai conferma. Io intanto imposto l'altro.

Sean armeggiò indeciso con l'apparecchio, selezionando alcune voci sbagliate prima di capire come si usava. Infine, dopo qualche minuto, riuscì a impostare la sveglia. Nel frattempo Tom collegò il primo cellulare al circuito di accensione del missile. Poi, con del nastro adesivo, fissò il dispositivo all'interno dell'arma, e rimise al suo posto il coperchio.

- Allora, hai finito con quell'aggeggio?

Sean gli consegnò l'altro apparecchio.

- Ma che, sei scemo? - Tom indicò il cellulare ridacchiando - E' acceso! Se lo collego così il missile ci parte fra le mani e noi finiamo arrostiti...

- Va bene, va bene. Guarda che non avevo mai usato un cellulare preistorico! Piuttosto, la tua testa di genio ha già pensato alla rampa di lancio?

- Certo che ci ho pensato. La vedi quella tettoia laggiù? - Tom illuminò con la torcia una legnaia, alta poco più di un metro e coperta da una tettoia in lamiera ondulata. Sean annuì.

Finito il lavoro con entrambi i missili, li portarono nei pressi della legnaia. Poi, cautamente, li posizionarono sulla tettoia. Gli ordigni scivolavano alla perfezione nelle scanalature. La tettoia inoltre era leggermente inclinata e sembrava rivolta proprio in direzione della città. Tom dette un'ultima occhiata al suo "capolavoro", posizionandosi in coda a uno dei missili.

- Questa legnaia è rivolta proprio verso il Riverside Building, dove ha sede il ministero degli interni. Con un po' di fortuna, potrebbe venire colpito. Tuttavia, l'importante è che i missili cadano sulla città. Bene, il nostro lavoro qui è finito, ora recuperiamo tutti gli arnesi e torniamo alla base!

- Ma come, non ci godiamo lo spettacolo?

Tom guardò il ragazzo sconsolato: - Ce ne sono di cose che devi ancora imparare! Lo spettacolo ce lo godremo in televisione o su internet. Stai certo che di una cosa del genere ne parleranno. Non la potranno mica nascondere come hanno fatto per il furto dei missili.

Mancavano cinque minuti all'una.

(continua)