Nel 2017 sembrava ormai scontato per molti che l'improvviso incremento dei prezzi delle criptovalute fosse una bolla che stava per scoppiare.
In effetti tra il 2018 e il 2019 abbiamo assistito a un consistente calo dei prezzi, senza però che avvenisse il tracollo previsto da tanti esperti del settore.
Il 2020 è partito con l'inaugurazione di nuovi sistemi, che hanno fatto tornare un certo interesse verso il mondo delle criptovalute.
Stiamo parlando della finanza decentralizzata (DeFi = Decentralized Finance): un nuovo sistema monetario basato su blockchain pubbliche.
Fino ad ora, in ambito criptovalute, abbiamo sentito parlare principalmente di Bitcoin ed Ethereum; però sappiamo che esiste un intero ecosistema con migliaia di altre criptovalute che mirano a risolvere i più disparati problemi.
La motivazione dietro a tutto ciò è semplice; si stima che quasi 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi finanziari. Decentralizzazione significa non avere un ente centrale che verifica le transazioni e ne mantiene un registro. Tutte le informazioni sono sparse tra migliaia di computer interconnessi tra loro.
Il cuore pulsante della DeFi risiede nelle dApps (applicazioni decentralizzate), che permettono l'accesso a questi nuovi servizi finanziari in maniera semplificata, anche tramite smartphone.
Per capire meglio come funzionano le dApps bisognerebbe avere un po' di conoscenze tecniche, ma se immaginiamo Facebook abbiamo già l'idea di cosa sia un'applicazione web; le dApps sono molto simili nella forma, c'è però la fondamentale differenza che i dati vengono immagazzinati sulla blockchain (quindi distribuiti su migliaia di computer), invece che nei server centrali di proprietà di Facebook Inc.
I prestiti sono un altro punto focale della DeFi; al momento chi non può accedere a servizi finanziari tradizionali, difficilmente può richiedere un prestito.
Queste piattaforme connettono direttamente creditori e debitori, dando vita ad assets che possono essere collateralizzati.
Oltre ai prestiti, gli altri usi pratici della DeFi sono Exchange decentralizzati e Yield farming.
Gli Exchange sono dei veri e propri centri di scambio, una sorta di borsa valori nella quale gli utenti possono scambiare tra loro sia criptovalute che valute tradizionali.
Fin qua nulla di strano, si è riusciti nell'impresa di eliminare una figura centrale per gestire gli scambi e di renderli appunto "decentralizzati"; l'esempio più famoso e di successo è Uniswap.
Yield farming è la pratica di prestare dei fondi, che siano essi criptovalute o valute tradizionali, ad una determinata applicazione (dApp) DeFi, che li utilizzerà per fare trading e/o prestarli ad altri utenti.
Nulla di strano se fossimo in un ambiente controllato e regolamentato.
Il pericolo di una nuova bolla si intuisce quando mettiamo insieme criptovalute e interessi annui da capogiro (500%+/anno, con picchi di 500000%); capire bene i meccanismi che stanno dietro a questi guadagni che piovono dal cielo è molto complicato e l'utente novizio può trovarsi facilmente nella situazione di perdere completamente il proprio investimento.
L'applicazione DeFi che ha lanciato tutto questo mercato è yearn.finance, il cui token è passato da un valore di 37$ ad un massimo di 40000$ nel giro di pochi mesi; questo ha dato luogo alla nascita di tantissime altre applicazioni che promettono gli stessi guadagni e, manco a dirlo, a un sacco di truffe.
Sebbene i mercati stanno ricevendo regolamentazioni stringenti sul settore criptovalute (ne parlavamo quasi un anno fa, a proposito delle regolamentazioni in atto in Europa), si è riusciti ad aggirarle proprio grazie all'assenza di enti centrali.
Grazie a tutte queste novità è iniziata anche una serie di veri e propri Helicopter Money in salsa crypto, con cui ad esempio Uniswap ha regalato 400 monete UNI a tutti quelli che avevano utilizzato in precedenza la piattaforma. UNI ha raggiunto nell'arco di una settimana il valore di 7$, se la matematica non ci inganna parliamo di almeno 2800$ donati a ciascun utente.
In questo momento siamo ancora nel bel mezzo della tempesta ed è presto per tirare le somme, il mio personale parere è che c'è il rischio concreto dello scoppio di una bolla enorme, molto più grossa di quella di Bitcoin nel 2017; staremo a vedere e sicuramente scriveremo degli aggiornamenti periodici sull'andamento di questo nuovo settore.
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